Tra i casi più eclatanti delle difficoltà con cui le missioni dell’ONU procedono nel mondo, particolarmente negli scenari mediterranei, c’è sicuramente la Palestina, popolo da sempre senza Stato, contrapposto allo Stato d’Israele che non esita a sottoporre il popolo palestinese, nei territori occupati e nelle colonie, ad ogni sorta di prevaricazione, minacce ed assalti armati. La situazione conflittuale della Palestina è ormai emblematica e luoghi come Gaza sono da sempre l’equivalente della sofferenza e della apartheid.
La Rapporteur speciale dell’ONU per l’area palestinese, l’italiana Francesca Albanese, ha redatto recentemente un apprezzato dossier sui possibili futuri scenari dell’area mediorientale, sostenendo che il neocolonialismo israeliano è il motivo dell’impossibilità del dialogo tra i due popoli. La dottoressa Albanese, peraltro, rappresenta in Palestina il Consiglio dei Diritti Umani, un’agenzia del Sistema ONU che ha sede a Ginevra e si avvale di numerose competenze esterne, provenienti, spesso, dalle società civili di tutto il mondo. In altri termini questa forma di collaborazione tra consulenti esterni e ONU offre un esempio concreto di come, in futuro, la società civile potrà ricoprire compiti sempre più importanti e realizzare l’integrazione che è una delle prospettive ipotizzate dal Festival di quest’anno.