Il Festival oggi torna in Val Susa per conoscere i volti e le voci dei giovani del movimento NO TAV e capire a che punto è la vicenda di Emilio Scalzo, attivista simbolo di una comunità ricca di immigrati che ha ritrovato il senso della solidarietà verso i migranti che attraversano l’Italia diretti in Francia e in Europa. E’ questo lo spirito che anima la tavola rotonda istruita a Torino per raccogliere le opinioni dei giovani che prendono in consegna il testimone di trent’anni di lotte, ambientalisti e libertari, e dei legali che seguono il percorso giudiziario dei tanti incriminati. Ci sarà un orizzonte per questa lotta senza dialogo tra le parti? E’ la drammatica domanda che ci viene spontanea guardando la violenza e l’accanimento delle polizie di frontiera e delle forze dell’ordine che presidiano i cantieri della val Susa o dei magistrati che fanno buona guardia della continuità del progetto TAV. E la sera, per non perdere di vista ciò che sta accadendo nell’Afghanistan lasciato ai Talebani dalle forze dell’Alleanza, ascoltiamo il racconto della fuga da Kabul di Hassan Fazili, regista e titolare di un caffè letterario nella capitale che ora vive in Germania, profugo assistito dal Governo. La sua testimonianza, raccolta dal Direttore dell’Atlante dei conflitti e delle guerre, Raffaele Crocco, con l’assistenza di Bagher Rahati Nover, è la prova che prima della resa degli alleati, l’Afghanistan era già nelle mani dei Talebani che uccidevano e epuravano le città da chi voleva fare cultura e predicare la tolleranza culturale e religiosa. Il suo film “Midnight traveler” è il racconto di tre anni di fuga attraverso l’Asia e l’Europa sulla rotta balcanica, con moglie e figli, per guadagnare la libertà e sfuggire alla caccia dei talebani.